Memories

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  1. Misaki54
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    "Memories" è la storia che sto scrivendo da luglio, sono arrivata a 112 pagine e credo di essere più o meno a metà... Mi piacerebbe farvi leggere almeno l'inizio per ora :)
    All'inizio può sembrare una storia puramente scolastica, ma gli orizzonti della protagonista di allargheranno quando un episodio darà una svolta alla sua vita, rivelando la vera vena fantasy del racconto :)
    Il titolo è solo provvisorio.

    Prologo.


    Freddo. Era l’unica cosa che riusciva a pensare quando aprì gli occhi, circondata com’era solo da un mare di bianca neve candida. Si coprì più che poteva con il grande cappotto che si era ritrovata addosso, guardandosi intorno. Attorno a lei vedeva solo neve e qualche albero.
    Si alzò e cominciò a camminare lentamente verso un grosso abete, pensando che fosse una buona idea. Qualcosa tintinnava e quel suono le piaceva, rievocava delle emozioni a cui non sapeva dare nome.
    Si sedette con la schiena appoggiata al tronco e la testa fra le ginocchia, quando scoprì di avere, attaccato alla cinta dei pantaloni, un campanellino, piccolo quanto una pallina da golf, tondo e dorato. Disegnati sopra vi erano strani segni, che lei non capiva.
    La vista di quel piccolo oggetto le infuse nel cuore emozioni colme di tristezza, come il suo suono. Cominciò a piangere, ma non sapeva perché, sentiva solo tanto dolore.
    Quando alzò gli occhi, improvvisamente vide una figura. Era un’ombra nera in mezzo alla neve che avanzava a passo svelto verso di lei. Forse l’aveva vista? Aveva sicuramente sentito il rumore del campanellino.
    Dopo qualche secondo fu così vicino che lei poté vedergli il volto. Era un ragazzo.
    Fu subito rincuorata da quel viso magro, dalla carnagione scura e capelli ondulati di un colore castano-dorato, poiché erano gli occhi che emanavano sicurezza, quei profondi occhi scuri che la guardavano, stupiti. Ma aveva anche un’espressione dolce, rassicurante.
    <<che ci fai qui, piccolina? Ti sei persa? Dove sono i tuoi genitori?>>
    Lei non capiva le sue parole.
    Il misterioso ragazzo le porse una mano, pensando che quella creaturina non potesse avere più di cinque o sei anni.
    <<ci sono qui io adesso, e ti porto via da questo posto>>
    La bambina continuava a non capire una sola parola, ma quando vide quella mano, quel gesto, la afferrò senza pensarci. La mano di lui era calda, anche se erano in mezzo alla neve. Non sapeva chi fosse quel ragazzo, ma si fidava, sentiva che doveva stare con lui, voleva stare con lui.
    Appena la bambina prese la sua mano, il ragazzo la prese in braccio e la portò via con sé.
    Questo era il suo primo ricordo.





    Quando avrete commentato il Prologo posterò altre pagine, per ora credo vada bene così ^_^
     
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  2. Tommy Uchiha
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    Hai fatto un buon lavoro è davvero ben fatto :P solo uno o due errori nei tempi dei verbi (credo)... e all'inizio qualche virgola di troppo! con qualcuna in meno sarebbe filato più liscio XD comunque mi piace davvero :blush:
     
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  3. Misaki54
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    CITAZIONE (Tommy Uchiha @ 2/12/2012, 20:00) 
    Hai fatto un buon lavoro è davvero ben fatto :P solo uno o due errori nei tempi dei verbi (credo)... e all'inizio qualche virgola di troppo! con qualcuna in meno sarebbe filato più liscio XD comunque mi piace davvero :blush:

    Grazie :)
    La punteggiatura in effetti non è mai stata il mio forte, ma cerco di migliorare pian piano xD
    Sono contenta che ti piaccia :*.*:
     
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  4. Gama_sennin
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    molto bene, le virgole sono eccessive e spezzano la narrazione, per il resto ok
     
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  5. X.Jiraya.X
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    Veramente bene fatto :)

    L'unica cosa che secondo me non va molto bene sono i troppe virgole che hai messo dovresti farla scorrere meglio xD

    Per il resto e veramente bello :)

    Edited by X.Jiraya.X - 2/12/2012, 20:09
     
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  6. Misaki54
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    CITAZIONE (Gama_sennin @ 2/12/2012, 20:07) 
    molto bene, le virgole sono eccessive e spezzano la narrazione, per il resto ok

    Grazie mille :) Provvederò a migliorarlo

    CITAZIONE (X.Jiraya.X @ 2/12/2012, 20:08) 
    Veramente bene fatto :)

    L'unica cosa che secondo me non va molto bene sono i troppe virgole che hai messo dovresti farla scorrere meglio xD

    Per il resto e veramente bello :)

    Grazie :) Come ho detto anche a Gama provvederò per quanto riguarda le virgole ^_^
     
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    Sì come hanno detto forse alcuni periodi farli leggermente più corti... ma complimentoni... :wtf: molto bello :sisi:
     
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  8. Fullmetal™
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    Wow misa mi hai fatto venire i brividi, le storie che vengono scritte col cuore le adoro mki
    Ma questo non sono io mhmnp7pu6
     
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  9. Misaki54
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    CITAZIONE (- Pego - @ 2/12/2012, 20:21) 
    Sì come hanno detto forse alcuni periodi farli leggermente più corti... ma complimentoni... :wtf: molto bello :sisi:

    Grazie :*.*:

    CITAZIONE (Fullmetal™ @ 2/12/2012, 20:22) 
    Wow misa mi hai fatto venire i brividi, le storie che vengono scritte col cuore le adoro mki
    Ma questo non sono io mhmnp7pu6

    Ahahah Full xD
    Grazie anche a te :D
     
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    veramente bello :sisi:
     
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    Questo prologo mi è davvero piaciuto, mi piace :sisi: :blush:
     
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  12. Misaki54
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    Grazie ad entrambi! *-*
     
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  13. jnbsekai
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    beh beh.....ora vogliooo il seguito.......cm hanno detto gli altri un pò le virgole ma davvero bravaaaaaaa!!!!!!! ;) :D
     
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  14. Misaki54
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    Graaazie :) Il seguito arriva presto, quando finisco di rivederlo un po' ^_^
     
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  15. Misaki54
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    Non ho ancora "spezzato" il racconto in capitoli, sono solo approssimativi. Pubblico parte del primo capitolo :)

    10 anni dopo.
    1 - Incontro.



    Il nervosismo e la preoccupazione l’assalirono. Come ogni anno, d’altronde. Camminava da una parte all’altra della stanza, faceva e rifaceva i letti, sistemava tutto quello che le capitava. E il campanellino non smetteva un attimo di tintinnare.
    <<e dai Summer, sta’ tranquilla. Cominci ogni anno così>> disse Ann irritata.
    Summer si girò verso di lei.
    <<se non saremo in classe insieme…>>
    <<farai amicizia con tutti gli altri e sarà un altro anno fantastico>> la interruppe Ann.
    Summer non era convinta, ma si sedette comunque davanti lo specchio per finire di prepararsi. Si diede un’occhiata veloce.
    <<sono un disastro>> decretò.
    Ann la guardò con un espressione dolce. Poi andò verso di lei e cominciò a pettinare la sua chilometrica chioma.
    <<non sei affatto un disastro. I tuoi capelli sono così lunghi e morbidi che…>>
    <<sono rossi>> la interruppe lei.
    <<proprio per questo sono ancora più belli>> continuò Ann sorridendo.
    <<vorrei averli come i tuoi>>
    <<non dire sciocchezze>>.
    Ann, a detta di Summer, era la perfezione. Aveva i capelli biondi e un taglio elaborato alla spalla, molto elegante. Era alta, snella e aveva gli occhi chiari, grigio-azzurri. Un naso delicato e le labbra ben definite, a forma di cuore.
    Fece una breve pausa, poi continuò.
    <<non vedo l’ora di ascoltare il discorso del preside>>.
    A quelle parole Summer s’irrigidì.
    Aveva dimenticato quel piccolo particolare. Farfugliò qualcosa, impietrita.
    <<che hai detto?>>.
    <<ann, mi devi trasformare in qualcosa di guardabile>> disse determinata.
    Ann sorrise maliziosa.
    <<se me lo chiedi così…>>.
    Era stato un grande azzardo per Summer chiedere ad Ann di aiutarla. La sua amica, quando si trattava di Summer, amava improvvisarsi parrucchiera e truccatrice.
    <<peccato che devi indossare la divisa…>> diceva mentre appuntava una ciocca con una forcina.
    Quando ebbe finito con i capelli, cominciò a truccarla.
    <<l’unica cosa di cui hai bisogno è un po’ di mascara che faccia risaltare i tuoi bellissimi occhi verdi. Per il resto, hai una carnagione chiarissima e… tocca la tua pelle. È così liscia! Sei perfetta così>> disse convinta.
    <<i miei occhi fanno a pugni con i miei capelli, non farli risaltare ancora di più>>.
    Ann scoppiò a ridere.
    <<hai dei colori bellissimi Summer. Ti manca solo la fiducia in te stessa>>.
    E con questo Summer capì che non poteva protestare.
    <<un po’ di lucidalabbra…>>
    <<oh, non mettermelo… le mie labbra non sono come le tue. Sono dritte>>
    <<sono perfette, sta’ un po’ zitta>>
    Quando fu pronta, Ann era più che soddisfatta.
    <<beh, guardati. Sei bellissima>>
    Aveva i capelli sciolti con due ciocche appuntate in alto e il ciuffo che gli ricadeva appena sopra gli occhi. Con un po’ di trucco, sembrava già un’altra. L’occhio di Summer, cadde sul suo campanellino.
    <<non stai mentendo>> disse dopo quell’occhiata.
    <<perché è vero che lo sei>>
    <<la verità è soggettiva>>
    Ann alzò gli occhi al cielo.
    <<grazie Ann. Mi hai salvata>>.
    <<adesso potrai incontrare il tuo Preside>> disse Ann sottovoce.
    <<ann! Non dire certe cose>>.
    L’amica cominciò a ridere e si avviò verso la porta.
    <<allora, andiamo?>>.
    Summer fece un respiro profondo.
    <<bene>>.


    Nel salone d’ingresso dell’accademia c’era il delirio.
    Persone che si abbracciavano, che saltavano, che cantavano, che parlavano. Summer ed Ann si fecero strada verso il grande tabellone.
    Ann con la sua altezza si faceva strada, e Summer (che accanto a lei sembrava poco più che una bambina) la seguiva nei varchi che riusciva a trovare.
    Ogni anno così.
    Classe 3^H. Fu lì che Summer trovò il suo nome. E poco più sotto… “Wilkinson Ann”.
    Le due amiche si abbracciarono. Di nuovo nella stessa classe.
    Dopo corsero in sala grande per prendersi i posti migliori. Trovarono due sedie vuote laterali in seconda fila.
    <<sai, Ann. Non ti ho detto una cosa>> disse Summer quando si furono sistemate.
    Ann la guardò curiosa.
    <<quest’anno il discorso non sarà tenuto dal Preside>>
    <<no?>>
    <<no. Ma dallo studente con il punteggio più alto nella graduatoria dell’esame di ammissione>>.
    Ann sgranò gli occhi.
    <<non dirmi che…>>
    <<puoi immaginarti chi sia>>
    L’amica l’abbracciò.
    <<ecco perché volevi che ti aiutassi con il trucco! Perché non me l’hai detto prima?>>
    “Non è per questo che l’ho chiesto” pensò Summer, ma lo tenne per sé.
    <<volevo che fosse una sorpresa per tutti. Ma non sono più riuscita a trattenermi>>.
    Ann scoppiò a ridere.
    Pian piano la grande sala cominciò a riempirsi del tutto.
    Ad un certo punto, si abbassarono le luci e una figura si avvicinò al banco con il microfono sull’enorme palco. A Summer cominciò a battere forte il cuore, si innervosì. Iniziò a mangiarsi le unghia e a sudare.
    <<summer, sta’ tranquilla, il tuo discorso sarà un successo>>.
    <<non è per quello che sono così>>.
    Ann la guardò incuriosita.
    <<e’ un peccato che il campanellino non funziona con te>> sbuffò.
    Summer rise.
    Le luci si alzarono di nuovo ed illuminarono la figura sul palco.
    Un uomo di circa trent’anni, alto, magro. Una carnagione scurissima, capelli castano-dorati. Summer aveva aspettato tutta l’estate per rivederlo, ma ora tremava dall’emozione. L’avrebbe riconosciuto tra milioni.
    Il preside si schiarì la voce e parlò al microfono.
    <<salve a tutti!>>.
    Un applauso.
    <<sono il preside Knight. Sta per cominciare un nuovo anno qui all’accademia Marshall, eh?>> fece un sorriso <<ebbene, quest’anno il discorso non sarà tenuto da me, ma dallo studente con il miglior punteggio agli esami di ammissione>>.
    L’accademia Marshall era una scuola di ricchi situata in una cittadina vicino Londra. Solo le persone nobili, o con un grande patrimonio potevano accedervi, ma dovevano anche avere una discreta intelligenza, poiché gli esami d’ammissione erano abbastanza duri.
    Era un’accademia dotata di qualunque comodità e di strutture di ogni genere. Giardini con fontane bellissime, decorate da statue, interni in parquet, laboratori, sale multimediali, ristoranti. Era come una piccola città dove gli studenti vivevano in perfetta armonia. Summer amava quel posto, da due anni era la sua casa.
    Il Preside cercò Summer tra la folla, e quando la trovò fece un sorriso ancora più grande.
    Summer sentiva che il suo cuore sarebbe potuto saltare via dal petto.
    C’era silenzio assoluto nella sala.
    <<ebbene, vieni avanti>> disse guardandola.
    Summer fece un gran respiro, e si alzò.
    Nel silenzio tombale risuonò il suo campanellino. Tutti si girarono a guardarla.
    Mentre saliva sul palco, le sembrava che quella camminata sotto gli occhi di tutti non finisse mai, teneva la testa bassa per evitare di guardare tutte le persone che la fissavano.
    Arrivata accanto al Preside, si fermò e lo guardò. Lui, sorridendo, si fece da parte lasciandole il microfono.
    <<s-salve a tutti>> cominciò lei tremando. Ann le rivolgeva un’espressione incoraggiante, che non l’aiutava per niente. Poi il Preside le mise una mano sulla spalla. E fu in quel momento che sentì che poteva fare tutto.
    <<mi chiamo Summer Knight e sono la Presidentessa del Consiglio studentesco, quindi penso che la maggior parte di voi mi conoscerà già>> pausa. Tra tutti gli occhi che la guardavano, ne vide un paio del color del cielo che le sorridevano. Cercò di sorridergli con gli occhi anche lei.
    <<io sono molto diversa da ognuno di voi. Chi di voi non è cresciuto in una famiglia nobile? Chi non è cresciuto in una famiglia ricca? Chi di voi ha frequentato una scuola pubblica?>>
    Vide compiaciuta che nessuno alzava la mano.
    <<bene. Io sono cresciuta in un orfanotrofio e fino alla terza media ho studiato in delle scuole pubbliche. Non erano il massimo, ma era tutto ciò che l’orfanotrofio poteva offrirmi e ne ero grata. Sono riuscita ad entrare in questa prestigiosa accademia grazie all’impegno, alla determinazione, all’incoraggiamento dei miei compagni e amici>>
    Fece un bel respiro. Ann le sorrideva.
    <<e alla fine, due anni fa, vinsi una borsa di studio e ora sono qui. Quello che voglio dirvi, è che i soldi sono importanti, ma non quanto l’impegno che una persona può mettere per riuscire nei propri scopi>>.
    Si fermò un attimo per guardare la reazione dei presenti. Sempre uguali.
    <anche un’orfana come me ce l’ha fatta. Non fermatevi a quello che i vostri genitori e parenti hanno programmato per voi. Non fermatevi all’ereditare la società di famiglia, a diventare il braccio destro di vostro padre, e cose simili. Trovate un sogno che sia davvero vostro, impegnatevi per quello che volete veramente fare. Non ve ne pentirete. A quel punto, la vita sarà davvero vostra>>.
    Fu il Preside a cominciare l’applauso, immediatamente seguito da quello di tutti gli studenti. Ann si alzò per prima, e dopo di lei a poco a poco tutti gli altri. Anche i professori in fondo alla sala applaudivano.
    Summer sorrise alla folla e fece per andarsene, ma fu fermata dalla mano del Preside che fra il fracasso che facevano gli studenti le sussurrò.
    <<resta qui accanto a me, e goditi questo momento>>.
    Summer avvampò.
    Quando l’applauso si fermò, il Preside richiamò l’attenzione.
    <<beh, dopo questo magnifico discorso, che altro potrei dire io? Godetevi il nuovo anno all’accademia Marshall!>>.
    Un altro applauso, poi a poco a poco, gli studenti uscirono dalla sala per recarsi nelle classi e cominciare il primo giorno di scuola. Summer rimase ferma al suo posto e aspettò che tutti andassero. Rimasero solo Ann e un’altra persona, ma la ragazza la prese per un braccio e la portò via, facendo l’occhiolino a Summer.
    <<summer! Finalmente ti rivedo>> le disse il Preside quando furono tutti fuori.
    <<signor Preside… com’è andato il viaggio?>>.
    <<abbastanza bene. Mi sei mancata tanto, come è andata l’estate? Mio padre ti ha fatto lavorare, lì in orfanotrofio?>> chiese.
    <<n-no… sono stata io a chiedere di poter aiutare>> disse imbarazzata.
    Il Preside rise.
    <<come sempre. Sei proprio la mia Summer>> le accarezzò la testa.
    La ragazza arrossì.
    <<non voglio trattenerti. Goditi il primo giorno di scuola con i tuoi amici>>
    Summer si accorse che il campanellino era illuminato.
    <<signor Preside. Vuole per caso trattenermi?>> disse ridendo.
    <<oh, accidenti. Vorrei Summer, vorrei tanto parlare ancora con te. Ma non posso proprio. Insomma, sono il Preside, devo incoraggiarti ad andare in classe. Ci vediamo dopo>>
    Le diede un buffetto sulla guancia e poi uscì dalla sala anche lui.
    Summer rimase qualche secondo bloccata, sfiorando il punto dove il Preside l’aveva toccata. Poi cercò di ricomporsi e si diresse verso la sua classe.
    I suoi nuovi compagni erano tutti già arrivati, Ann le aveva conservato il posto accanto a lei. Stava per raggiungerla quando due braccia forti l’abbracciarono. Sapeva esattamente chi era.
    Quando sciolse l’abbraccio incontrò gli occhi color cielo che le sorridevano mentre faceva il discorso.
    <<christian>> disse sorridendo.
    <<ehi Sum>> rispose lui. <<e’ un po’ che non ci vediamo>>
    <<un’estate>>.
    Il suo migliore amico le sorrideva come se fosse la persona più importante del mondo. Cosa poteva chiedere di più?
    Christian era l’esempio perfetto del ragazzo perfetto. Alto e muscoloso, capelli così biondi da sembrare quasi bianchi e occhi azzurrissimi. L’unico difetto che aveva era l’essere scontroso con chi non conosceva.
    <<mi dispiace di essere dovuto partire. Sono così felice di vederti, così felice che siamo in classe insieme di nuovo>>
    <<lo sono anche io>>.
    <<ho odiato Ann quando prima mi ha trascinato via>>.
    Summer rise.
    <<ancora non capisco perché continui ad essere fissata con…>>
    <<si, si, certo, di questo parleremo più tardi. Vai a sedere>> lo interruppe.
    <<certo Presidentessa!>>
    Risero insieme e poi Summer raggiunse Ann.
    Finalmente dopo qualche minuto la campanella suonò e la professoressa non si fece attendere.
    Summer ed Ann si sorrisero nel vedere la professoressa Jenkins, ma s’incuriosirono quando videro uno studente seguirla all’interno della classe.
    “Avrà combinato qualche guaio durante la cerimonia di apertura, appena finisce l’ora gliene dico quattro” pensò la ragazza fra sé e sé.
    Era proprio il tipo che non prometteva niente di buono, era quello che pensava Summer. Era molto alto, capelli lisci, corvini, alcuni ciuffi ribelli sugli occhi, che erano troppo lontani per definirne il colore. Ma la ragazza dovette ricredersi.
    <<benvenuti a tutti. Con molti di voi già ci conosciamo>> sorrise agli studenti <<quest’anno avremo l’onore di avere con noi l’erede della compagnia Harris>> e indicò il ragazzo alla sua destra. Si manifestò un coro di “Oooh” generale, a cui anche Ann fece parte. Summer non capiva cosa ci fosse di tanto speciale.
    <<sono Ian Harris, sono nato in Inghilterra ma ho vissuto più di metà della mia vita a Tokyo, la città da cui sono arrivato ieri sera. È un piacere conoscervi>>
    Parole educate, cortesi, ma Summer non riuscì a sorridere. L’espressione di quel ragazzo era impenetrabile. Ma appena sentì la parola “Tokyo”, pensò che le cose si fecero molto più interessanti. Avrebbe voluto chiedergli una miriade di cose.
    <<c’è un posto libero accanto alla signorina Knight, vai pure a sederti lì>> disse gentilmente la professoressa. Summer trasalì.
    <<grazie>> accennò Ian, e si diresse con fare meccanico verso il posto che da quel momento era suo. Summer automaticamente si mosse i capelli, come per sistemarli. Fu allora che si accorse che tutte le ragazze avevano gli occhi incollati verso Ian.
    In effetti, pensò Summer, adesso che sapeva che non era un tipo malintenzionato, si accorse che era perfino abbastanza carino come ragazzo. Lui le rivolse uno sguardo velocissimo, indecifrabile, e si sedette. Fino a qualche momento prima, Summer era impaziente di conoscerlo, ma quando poi se lo vide lì accanto, la timidezza prese il sopravvento. Ann le diceva sempre che doveva avere fiducia in sé stessa.
    La sua amica le fece un sorriso e le sussurrò.
    <<che aspetti, parlaci>>
    Di rimando, Summer le fece una faccia supplichevole.
    Ann le fece di no con il dito, e poi indicò di nuovo Ian. A quel punto, Summer si rassegnò.
    <<c-ciao… Mi chiamo Summer Knight>> riuscì a balbettare.
    <<piacere di conoscerti>> disse lui sempre con uno sguardo di ghiaccio.
    Per tutta la prima metà della lezione non si rivolsero la parola. Non sapeva cosa dire, o fare. Aveva il timore di sembrare stupida qualunque cosa dicesse. Poi la professoressa chiese proprio a lui di leggere una parte del libro in francese. Solo allora Summer si accorse che il ragazzo non aveva il libro in questione. Si diede della stupida. Era arrivato solo la sera prima. Gli avvicinò il suo, con un sorriso, cercando di essere più gentile possibile, ma soprattutto, cercando di sembrare sicura di sé.
    <<puoi seguire da qui>> disse sorridendo.
    Lui la guardò silenzioso, poi ringraziò e cominciò a leggere. Summer lo guardava attentamente mentre leggeva.
    Fu grazie alla concentrazione che sentì ragazze dietro, davanti, vicino a loro parlavano di lui.
    “Hai visto il ragazzo nuovo? Hai visto com’è bello? Appena finisce la lezione ci vado a parlare! Che ne pensi? E quello sguardo, l’hai visto? Com’è fortunata Summer!”
    Guardando meglio i suoi occhi attenti, Summer notò che erano color argento. Un taglio sottile, e poi quel colore che spiazzava. Si promise di parlargli e chiedergli un sacco di cose quando sarebbe finita la lezione. Se solo ne avesse avuto la possibilità.
    La campanella suonò e al primo istante, solo un istante, si ritrovarono il banco assaltato dalle ragazze della classe.
    <<ciao Ian, mi chiamo Chelsea! Dimmi, com’è il Giappone?>>
    <<come mai ti sei trasferito?>>
    <<ian, hai davvero dei begli occhi!>>
    <<io ti stimo tantissimo, amo la compagnia di tuo padre!>>
    <<forse ci siamo già incontrati in America? Sei mai stato a Los Angeles?>>
    E così via.
    Notò che Ian si stava innervosendo un pochino. Lei sarebbe già saltata via. Doveva salvarlo da quella calca di ragazze. Lui, d’altro canto, non diceva una parola. Si vedeva che era irritato. Ma a loro sembrava non importare, quindi Summer si fece avanti.
    <<la professoressa mi ha incaricato di fargli fare un giro della scuola, potrete parlargli dopo. Vieni Ian Harris>>.
    Dovette usare tutto il suo coraggio per fare una cosa del genere. Ma lui parve capire, le rivolse uno sguardo gentile. Si alzò e la seguì, senza fare nessun cenno alle altre.
    <<grazie per avermi salvato>> disse lui con tono divertito, ma sempre con uno sguardo serio.
    <<non c’è di che>> sorrise Summer <<anche se siamo in un’accademia di nobili, la maggior parte degli studenti non sembra conoscere le buone maniere... E’ ora di pranzo, credo che per oggi ti farò vedere la mensa… Potremmo fare domani un giro completo della scuola, che ne dici?>>
    <<certo>> rispose.
    <<se vuoi un consiglio, devi assolutamente mangiare il dolce. È la cosa più buona>>
    Ian annuì mentre si sedevano in un tavolo vuoto e vide che Summer usciva dalla borsa un involto.
    <<non mangi alla mensa?>> le chiese.
    <<io… La donna che si è occupata di me in orfanotrofio mi manda il pranzo ogni mattina anche se sa che qui c’è una mensa straordinaria… E io preferisco di gran lunga questo>> disse imbarazzata. Ian la fissava.
    Summer abbassò gli occhi. Non era un’abitudine in Giappone portarsi il pranzo a scuola? Provava nostalgia?
    <<preferisci questo Ian? Te lo do volentieri, e chiedo a Rosemary di prepararne uno anche per te domani, che ne dici?>>
    <<io…>>
    La ragazza glielo porse senza esitazione.
    <<se lo vuoi, non puoi rifiutare>> disse ridendo.
    <<se me lo offri così… No…>> rispose lui confuso.
    Summer gli mise l’involto tra le mani e andò verso i banconi della mensa a farsi un vassoio.
    Lui la guardava.
    Quando cominciarono a mangiare, e a un certo punto li raggiunse Ann che si sedette accanto a Summer.
    <<ann, hai già conosciuto Ian?>> chiese.
    <<no, molto piacere>> sorrise lei.
    <<piacere>>
    <<ian, ti piace?>>
    <<e’ molto buono. Davvero>>.
    Summer adocchiò il campanellino. Era sempre del suo colore. Sorrise.
    <<vado a prenderti il dolce allora. Fragola, cioccolato, o panna?>>
    <<ma tu… sei sempre così gentile?>>
    Summer rise, pensando che scherzasse.
    <<io consiglio panna>> fece l’occhiolino.
    <<ok>> disse Ian diventato serio all’improvviso.
    Summer tornò dopo qualche secondo con due piatti colmi di dolci.
    <<alla fine ho preso un po’ di tutto. Sembrano squisiti>> disse sorridente.
    Ian aveva lo sguardo indecifrabile come all’inizio della lezione.
    <<non ne ho voglia. E non scomodare quella signora per domani, per favore>>.
    In un attimo, le rivolse uno sguardo di ghiaccio, si alzò e se ne andò. Chissà dove.
    Summer rimase a bocca aperta. Il campanellino era illuminato.
    <<ann… Ma che gli hai detto?>>
    L’amica aveva la stessa espressione.
    <<mentre non c’eri ho scambiato due parole con Christian che andava di fretta, ma ha detto che sta tornando, e dopo di ché è successo questo. Non ho idea di cosa gli sia preso>>.
    Summer si sedette confusa, cominciando a mangiare il suo dolce alla panna.
    <<tieni, prendili tu>> disse porgendole il piatto destinato ad Ian <<anche se il dolce gli andava>>
    Pochi secondi dopo, si sedette accanto a lei Christian.
    <<dov’è finito quello di prima?>> le chiese.
    <<chi lo sa>>.
    Christian la guardò un attimo, aspettando che aggiungesse qualcosa, ma siccome non lo fece parlò lui.
    <<quello che ti dicevo prima… perché continui ad essere fissata con quel Preside? È vecchio>>
    Summer lo guardò irritata.
    <<non è vecchio. E’ maturo. Dai, ha solo 31 anni>>
    <<e tu ne hai 16>>
    <<questo non c’entra nulla… Chris, lui mi ha salvata. Mi ha dato una vita>>
    <<cosa?>>
    <<e’ stato lui a trovarmi su una montagna, 10 anni fa. E mi portò nell’orfanotrofio di suo padre>>
    <<perché non me l’hai mai detto?>> s’intromise Ann.
    <<già, perché non ce l’hai mai detto?>> le fece eco Christian.
    <<io… Non mi sentivo pronta a parlarne con qualcuno>>
    <<e’ per questo che provi un affetto spropositato per lui>> disse Ann.
    <<ora capisci, Chris?>>
    Christian annuì poco convinto. Ma si tenne i suoi pensieri per sé.
    In classe, Ian non le rivolse la parola, e lei era troppo imbarazzata per farlo. Si tormentò tutto il tempo per capire cosa l’aveva fatto arrabbiare, perché le avesse risposto in quel modo freddo e scortese. Anzi si era sforzata di essere il più gentile possibile. Le era venuto praticamente naturale. Ian nemmeno la guardava, non ci fu nemmeno un attimo in cui i loro occhi si incrociarono. Niente.
    Quando finirono le lezioni, lo vide imboccare la strada opposta alla sua, andava al dormitorio maschile. Qualunque cosa avesse fatto, voleva rimediare.
    Fece strada con Ann verso la loro stanza.
    <<ti va se preparo io la cena?>> le chiese all’improvviso.
    <<ma… Summer, c’è il rist…>>
    <<lo so, lo so. Ma… ho bisogno di allenarmi>>
    Ann la guardava confusa.
    <<allora andiamo al market>>
    Summer le sorrise.
    Ogni stanza del dormitorio aveva in dotazione una piccola cucina, ma si dava per scontato che quasi nessuno la usasse visto che dentro l’accademia c’era il ristorante gratis. Beh, non proprio gratis. Si pagava un extra nel costo d’iscrizione. Ovviamente, non c’era in quella scuola qualcuno che non se lo potesse permettere. Per chi volesse cucinare, c’era il market. Anche da lì potevano prendere le cose senza pagare, ma avevano un tot al giorno.
    Mentre Ann prendeva il necessario per la cena, vide Summer correre da una parte all’altra del market.
    <<sum, a che ti servono quelle cose?>>
    <<mmm… vedrai>>.
    Quando tornarono in camera, la ragazza si mise subito all’opera.


    E' un po' lunghetto, ma ancora non è finito :) Fatemi sapere che ne pensate :)
     
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