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Il fin di trama è uno (probabilmente LO ) strumento utilizzato da un narratore per giustificare
determinati atti e fatti che si manifestano all’interno della sua opera. Specificamente, il fin di
trama è ciò che permette ad un soggetto di entrare in possesso, ergo quando necessario,
sviluppare, perfezionare o genericamente “realizzare” un paniere di capacità ( cognitive,
psicofisiche ecc ) che si rendono necessarie per il coronamento di un sogno \ raggiungimento di un
generico obiettivo.
Ma, esattamente ( forse mi e vi chiederete ), in che modo avviene ciò che ho sottolineato ? Cioè,
cosa vuol dire che il fin di trama “permette” di fare quanto detto?
Significa che il fin di trama è come il dover mangiare per saziarsi, il dover bere per dissetarsi. E’
l’essere consapevoli della necessità di dover fare o non fare qualcosa per raggiungere l’obiettivo.
Nel contesto più semplice, ma non per questo semplicistico, di un battle shonen atipico come Op
appare evidente la presenza di un inizio e di un obiettivo, ma attenzione non di una fine. Ed è
proprio l’assenza di una fine a poter essere considerato come il vero Dio e Forza movente
dell’Opera. Cosa vuol dire che OP non ha una fine ? E’ abbastanza chiaro:
il manga, il fumetto per ragazzi inteso come opera cartacea avrà una sua fine delimitata da comuni
pagine e comuni frasi di chiusura, come “FINE” ecc. MA il messaggio veicolato dall’opera non è un
qualcosa che può chiudersi come un cerchio, in quanto rappresenta la speranza nella sua
componente più umana di ambire alla libertà intesa nelle sue molteplici (forse infinite) semplici o
complesse forme. Quindi, finito OP di certo non finirà il messaggio dell’autore: ricercate la felicità,
la libertà, la felicità nella libertà di fare ciò che vi fa sentire più presenti nel mondo. Quindi questa
immortalità del messaggio rappresenta il fine al quale punta davvero l’autore. E come fare per
raggiungere l’obiettivo ? Semplicemente narrando una storia che poggia su dei pilastri ben precisi.
Se poi quei pilastri, nei limiti di un’opera di fantasia, tendono a coincidere in buonissima parte con
quei pilastri morali ed affettivi che permeano la nostra vita ( o che dovrebbero permearla ) allora è
chiaro che l’opera creata presenta una solida base contenutistica ( a livello morale appunto ) che
permette al lettore di effettuare dei confronti non poi cosi improbabili con la realtà.
In parole povere:
L’autore vuole veicolare un messaggio destinato a non perdersi con la fine dell’opera materiale.
Dunque percorre due strade simultaneamente: quella dell’opera materiale e quella dell’opera
morale ed ideologica. Per dare un’anima all’opera fa in modo che l’opera materiale funga da
contenitore di quella morale ed ideologica. E poi che succede ? Succede che quanto più le due
opere s’intrecciano, tanto più appariranno inscindibile. Maggiore sarà questo senso di
inseparabilità, più semplice sarà per noi lettori giustificare una scelta apparentemente eccepibile
di un soggetto. Da un lato la trama che vuole un personaggio re di un certo tipo di persone.
Dall’altro lato una storia che vuole che quel personaggio diventi “re” di un messaggio di vita che lo
porta a primeggiare nel contesto in cui viene calato. Quando le due cose vengono intrecciate, ecco
che si crea una solida ( a mio avviso ) base. Ovviamente l’arricchimento psicologico è d’uopo.
Questo per dire che, se siete d’accordo con quanto letto fino ad ora, evidentemente il fin di trama
fa inevitabilmente parte di un’opera. Quindi è un elemento irrinunciabile.
Attenzione però: per quanto indispensabile, il fin di trama non deve, o non dovrebbe ( in base ai
gusti suppongo ) essere molto evidente. Non si può creare una situazione in cui un gruppo di
cacciatori senza scrupoli ha davanti l’orso cacciato per settimane e poi, all’improvviso, si vede
quello stesso gruppo lanciare pietre piuttosto che usare i fucili
Come sopperisce Oda alla necessità di rendere il meno possibile evidente il fin di trama?
Lo fa usando più strumenti, ovvero:
1) Il concetto di Destino
2) Il concetto di Fortuna (che aiuta gli audaci)
3) Il concetto di Amicizia (viscerale)
4) Tutte le conseguenze che derivano da un certo atteggiamento
Questi fattori, presenti nell’opera sin dalle primissime battute, rendono OGGETTIVAMENTE
impossibile parlare di Oda come di autore approssimativo, perché cari miei, Oda ha
evidentemente pensato a come coprirsi le spalle In più ha scritto uno Shonen, creando un
mondo molto diverso da quello attuale, che è assieme simbolo della realtà, ed anche utopia
nell’estremizzazione di alcuni concetti ( come l’amicizia appunto ).
Per esempio:
Gol D Roger era pronto alla morte contro Shiki nella battaglia di Ed War. Un’improvvisa tempesta
agita il mare e gli permette di salvarsi. Che culo! ( si potrebbe pensare ).. MA Roger era li fermo eh,
non aveva paura, sorrideva alla morte pur di proteggere le persone che amava e pur di affermare
un messaggio di libertà.
Rufy stava per essere ucciso da Buggy, un idiota. Ma un fulmine lo salva. In quel momento però
Rufy stava affermando col sorriso la sua gratitudine ai propri amici per la vita assieme a loro ed in
fin dei conti il suo cuore credo fosse più colmo di gioia per la libertà goduta che di rabbia o
tristezza per il sogno non realizzato. Ed ecco che, davanti ad una simile manifestazione di desiderio
di libertà, accade “il miracolo”.
Sabo stava per morire. Perché ? Per affermare la libertà di scelta nella vita di ognuno. Ed ecco che
“il miracolo” si ripresenta incarnato nella figura di Dragon, colui che in carne ed ossa sembra
portavoce anzi appunto incarnazione della voglia di affermare la libertà come valore dominante
nel rispetto proprio e degli altri.
In uno scambio di colpi senza senso, Rufy non si limita ad oneshottare Bellamy per poi andare da
DF. No! Si ferma e si lascia colpire, perché SA che colui che ha davanti e che in quel momento lo
sta attaccando non è un suo nemico, ma una persona che per lui darebbe volentieri la vita. Ecco
perché dopo “la bestia ruggisce”.. ruggisce perché ha dovuto usare la violenza per liberare un suo
amico dall’oppressione di colui che lo voleva per sempre incatenato nella mente. Rufy ha perso tempo contro bellamy ? No, rufy si è avvicinato al suo sogno sempre di più proprio per episodi
come questo, e non tanto per i nemici sconfitti. Rufy , senza alleati, è un uomo come un altro. Gli
alleati acquisiti sono frutto di un atteggiamento tipico di colui che incarna i valori più nobili, colui
che viene usato come strumento per veicolare il messaggio dell’opera. Ecco che ancora una volta il
FIN DI TRAMA non è un qualcosa di cattivo, ma qualcosa che sta a rimarcare: l’essenza più
profonda di queste parole non è da ricercarsi nel viaggio in se, nell’amicizia come rapporto di dare
e avere materiale, ma nella libertà di vivere liberamente. Con le conseguenze che ciò comporta.
Tutto questo per spiegare come in realtà il fin di trama non è un demone, non è un nemico da
sconfiggere, ma ciò che permette di veicolare ciò che ha davvero importanza. Se una spiegazione
vi è, allora è più semplice accettarlo. Se invece la spiegazione pare carente o assente, allora è ovvio
che si muovano critiche. Ma davvero si può criticare cosi tanto un’opera che offre un tale
messaggio, in un tale modo ? Ci sono opere che non hanno visibili forzature da fin di trama ? Bene,
ma non sono One Piece. One Piece è figlio dell’imperfezione dell’uomo, ed a mio avviso è meglio
sia cosi che non un’imitazione di qualcosa che è perfetto. Un’opera apparentemente perfetta che
valore ha ? Il valore della perfezione ? Che valore ha la perfezione rispetto all’imperfezione che
però induce sempre a dialogare, discutere ? Io preferisco, evidentemente, l’imperfezione.
A voi. Ovviamente quanto scritto rappresenta il mio solo personale punto di vista sulla faccenda.. -
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Fermo restando che un narratore capace offre una storia coerente da inizio a fine ai propri lettori, veicolando anche i messaggi principali e senza che questi due obiettivi (fondamentali per un racconto efficace) si intacchino a vicenda, il fine di trama è comprensibile (non giustificabile) come motivazione per quegli elementi come haki o risveglio (evidentemente pensati a posteriori ed effetto del successo del manga). Ottimo esempio di come l'arte muoia quando l'artista non è autonomo.
Possiamo stare qui a raccontarci che una narrazione coerente non sia possibile, ma sarebbero solo bugie, poichè altri ci riescono.. -
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Bel discorso Alex e buon topic
Appena riesco provo a dire la mia...forse meglio quando sono al PC, così scrivo pure bene và. -
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Non ha senso a mio avviso paragonare one piece ad altre opere poiché un eventuale confronto potrebbe inevitbilmente a non saper valutare in modo consono quanto la lunghezza di op influisca sulle dinamiche narrative. Personalmente non ne sarei capace . Il fin di trama a mio avviso non può essere qualcosa dall uso tanto limitato Fermo restando che un arratore capace offre una storia coerente da inizio a fine ai propri lettori, veicolando anche i messaggi principali e senza che questi due obiettivi (fondamentali per un racconto efficace) si intacchino a vicenda, il fine di trama è comprensibile (non giustificabile) come motivazione per quegli elementi come haki o risveglio (evidentemente pensati a posteriori ed effetto del successo del manga). Ottimo esempio di come l'arte muoia quando l'artista non è autonomo.
Possiamo stare qui a raccontarci che una narrazione coerente non sia possibile, ma sarebbero solo bugie, poichè altri ci riescono.
Ah ovviamente sono disponibile ad analizzare qualsiasi incoerenza commessa da oda. Mi reputo un ottimo lettore di op e non vedo incoerenze di sorta ☺. -
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Non era mio intento fare un confronto diretto. Dico solo che fare una storia coerente non è impossibile, e Oda comprensibilmente sta cambiando le carte in tavola progressivamente. Più l'opera è lunga, più è difficile farlo, specie se il progetto è più o meno lungo di quello che ci si aspettava. Basti pensare alle retcon nei comics. Ciò che intendevo è che i fini di trama non sono una giustificazione, non sono obbligatori. Una conformazione adeguata della struttura narrativa evita facilmente necessità di questo tipo. Chiaro è che bisogna partire a scadenza.
Non ho scritto di incoerenze, semmai si può parlare di retconning.. -
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Mmmm ti dirò, per quello che reputo essere il fin di trama ( in base a ciò che ho spiegato nel post introduttivo ) credo su tratti di un qualcosa di immancabile. Nella mia prospettiva il fin di trama è qualcosa di molto rilevante è non apprezzabile in toto ad opera in corso. Penso anche una struttura narrativa possa nasconderlo fino a far pensare che non.esiste, ma si tratterebbe di un eccellente cammuffamento. Alla fine se tizio fa una cosa per ottenere y, di fin di trama si tratta nella mia ottica. È palese che se consideriamo il fin di trama in prospettiva differente da quella qui descritta parliamo di cose differenti, quindi restringendone il ruolo attivo e passivo sarei più d'accordo con te. Ma per me è tanta roba. È un discorso molto ampio e per questo non proprio di semplice approccio. Poi penso anche che oda avrebbe dovuto sbrigarsi e scrivere tutto in 700 capitoli massimo. Si sarebbe evitato un sacco di critiche. Il suo rapporto con l opera è poi molto esclusivo. Ha degli aiutanti ma alla fine trova sempre il modo di fare come dice lui prima o poi. Ne è un esempio il fatto che shanks non abbia perso forza dopo la menomazione . -
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Guarda che la pensiamo in modo simile, semplicemente tu pensi che sia molto più difficile fare una storia coerente. . -
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Piuttosto credo sia difficile gestire una storia lunga con tanti fronti ancora ignoti. Coerente si può fare di certo ma credo che op sia così ricco di situazioni che sarebbe impossibile non sgarrare mai ..Mmm . -
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Sono al computer. L'espressione più corretta per riferirsi al concetto di cui stiamo parlando è ''sospensione dell'incredulità''', ce ne è una fondamentale quando si legge un'opera con contenuti di fantasia ed è il contratto implicito tra narratore e lettore per far sì che il secondo possa godere dei vantaggi della stessa (immaginare cose impossibili nella realtà e stuzzicare la fantasia, uso smodato di effetti speciali), tralasciando gli svantaggi (perdita di realismo). In secondo luogo, si può utilizzare (da lettore, inconsciamente o meno) la sospensione dell'incredulità anche vanificando logica e oggettività, per giustificare atti che il narratore mette su carta così da ottenere una resa maggiore (comunicare di più a livello emotivo, favorire empatia, per esempio), seppur sapendo di forzare quegli altri aspetti.
Mentre immagino nessuno possa avere da dire sul primo tipo in un mondo dominato da film, romanzi e fumetti fantasy e sci-fi, sul secondo tipo ognuno può dire la sua. Io penso che una storia vada pianificata interamente prima di scrivere, perché forzature e retcon danneggino irrimediabilmente la narrazione. D'altro canto, non ho l'arroganza di pretendere che un mangaka che lavora per la Jump riesca a 1) sapere in anticipo quanto durerà la sua opera e 2) fare di tutto per non sacrificare la coerenza dell'opera pur sapendo così di vendere meno, ricordando che le vendite e il gradimento sono il parametro principale per la serializzazione. Per cui, sì, credo che la serializzazione sia un danno per ogni opera a fumetti (non per niente prediligo graphic novel, opere fuori dagli schemi o lavori relativamente brevi).. -
Lone Wolf & Kabukimono.
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Bello. Proprio. Vicino.
Magari peró fosse solamente e intenzionalmente come dici, sarebbe bello, mi piacerebbe, ma, in riferimento almeno alle cose rivolte a One Piece e Oda, non credo sia da vedere esattamente così, per quanto vicino. Chiaramente prendo il tuo messaggio come metodo per cercari di convincere alcuni critici a riavvalersi delle loro tesi e cercheró di fare qualcosa di mio di quell' ordine.
In questo tipo di discorsi penso che sia sempre fondamentale, per quanto ci è possibile, cercare di conoscere la personalità dello scrittore, leggere l' autore e capire il mangaka, in quanto Oda desidera, si esprime e lavora diversamente da un qualunque altro suo collega e viceversa.
In questo scenario si spiega il perchè della mia frase introduttiva, penso che alcuni (ripeto, solo alcuni) aspetti da te descritti siano sfortunatamente solo ideali e non reali, altri invece li ribadiró volentieri.
Proveró ad avvicinarmi a quanto avevo detto prima sul trittico scrittore, autore e mangaka, il tutto aggiustati in ottica One Piece e per differenza capirai su cosa non concordo.
1) Oda non ha "creato" One Piece, quasi nessun mangaka ha creato il proprio manga ma lo ha costruito (parlo proprio della trama) con il passare del tempo amalgamando idee generate all' origine della fecondazione della storia con altre raccolte nel corso della serializazzione, come è umano che sia (qui approfondisco dopo). Un' opera di questo tipo influenzata dallo scorrere del tempo, spesso straripante come in questo caso, è soggetta all' evoluzione dell' autore come scrittore (con relative ispirazioni) ed individuo, e vede trionfare quasi sempre la coerenza dell' autore verso sè stesso, inteso come stato d' animo e bisogno di soddisfare il proprio desiderio in quel momento (senza far crollare il castello ovviamente) e non come logica narrativa. Io penso che questa sia la coerenza che esiste in One Piece e che a volte è luogo di critiche ma che secondo me dovrebbe essere assolutamente la vera coerenza irrinunciabile per un mangaka.
2) Si suppone uno scrittore sia una persona quantomeno creativa o fantasiosa, un fiume in piena di idee, o perlomeno sappiamo Oda esserlo. Provate a mettervi nei suoi panni: 20 anni fa sussurró One Piece, partorita era solo la sua spina dorsale come detto prima, forse neanche, 10 anni dopo è già uno scheletro, pensate arrivati a questo punto quante idee son balzate in testa a Oda sul futuro della trama "potrei fare così o altrimenti cambiare tutto e optare per questo", all' ultimo: "decido che è meglio così, mi piace, voglio questo", "aggiungo questo, mi piace, e quello, potrebbe piacere, e quest' altro apprezzeranno, oppure quante domande sul se funziona o no, e se facendo questo cosa rischio e cosa mi comporta, accompagnati dai maloppi di carta pieni di idee preparati (i famosi 15 notebook su Dressrosa). Il processo di avanzamento dell' opera penso sia somma di queste cose e un individuo come Oda, il quale ha dichiarato di non essere ossessionato dalla coerenza in una storia, anzi di non capire chi lo fa, possiamo facilmente intuire a quale parte di sè stesso abbia deciso di dare ascolto, sostenuto dal successo della serie (e anche qua c'è da dire) e appoggiato dagli editori. Nel corso di questo è naturale possano venire alcuni momenti disperse altre qualità, quali la coerenza narrativa, ma perchè ha deciso di metterle in secondo piano e non perchè è sciocco, il lettore poi è anche scrittore, pensa con la sua testa e giustamente se ragiona con differenti priorità, vede qualcosa che non va.
3) Chi è Eiichiro Oda?
Stando a quali valori e come vuole trasmetterli con il suo lavoro mi sento di dire che è sicuramente uno di quegli autori che pensa che seguire le proprie emozioni e idee senza lasciar manomettere il tuo stile da fattori esterni, è la prima ricetta per il successo o per mantenerlo. Dare voce alle emozioni peró comporta un continuo aggiornarsi, comportando un rischio di lasciarsi andare, strafare o straripare, ma in fondo se il fine è comunque quello di infondere il proprio stile, passo per passo, esprimendo i valori che desidera far arrivare al pubblico, i quali in questo caso sono oggettivamente belli, c'è solo di positivo in fondo. Per chi vuole anche dall' altro di tempo per godere ne avrà comunque a sufficienza qui in One Piece, dato che offre un' ampia gamma di prodotti.
4) A volte non tutte le decisioni sono volute da lui stesso, ve ne sono in coabitazione come di forzate dall' editore, chiaramente queste sono poi abbracciate da Oda, oppure di ritardate, previste entro un certo anno ma non riuscite a rientrare; il punto quale è, la padronanza dell' arte dell' improvvisazione (che non è solo causata da incognite quali le prima citate) è parte del gioco, fattori possono portare a scombussolare alcuni schemi e logiche del sistema del manga ma cosa è in confronto a quanto di più puó offrire un manga come One Piece in fin dei conti, il quale punta palesemente su altri aspetti, non è sano per il lettore crucciarsi di eventuali incrogruenze a meno che non siano grossolane, le quali tenuto conto di tutto il contesto di un' opera sono davvero poche e le cui più pesanti sono quando lo scrittore tradisce il suo stesso messaggio e l' impronta data al manga, cosa che non accade, perchè in fondo errore è davvero solo quello che l' autore, guardandosi indietro, si accorge non esserne più orgoglioso.
5) Alle volte, l' autore, cause varie, è impossibilitato da queste a valorizzare per quanto potrebbe essere. Troppi personaggi e poche tavole per capitolo per rappresentarli quanto vorrebbe, tempi massimi da non sforare, necessità, errorini col senno di poi, l' improvvisazione di prima ma in fin dei conti il risultato finale porta ad un avanzamento, trovandoci avanti ma non alla fine , a dei nuovi spunti a delle nuove possibilità, è un passo necessario che lo scrittore doveva compiere a fini della storia.
6) Uno scrittore nasce anche dagli altri scrittori, Oda è risaputo essere "figlio"di Toriyama, e sappiamo aver lui intelletualmente usufruito di quello che DragonBall ha consegnato alla storia.
La complessità dello svilupparsi della stoeyline non è quello a cui puntano entrambi, se l' intenzione non è quella e la ciclicità degli eventi è una scelta sicura per l' autore, da cui poi diramare, la trama ben venga, non dovrebbe essere un difetto, specialmente qualora gli elementi coinvolti sono ad ogni circostanza numerosi e fantasiosi.
Cosa invece non ha preso da DragonBall è il voler essere in primis un battle manga e la scelta è ponderata, ai duelli viene infatti sempre un timbro enfatico ed emotivo con un tocco di mano del destino, per dare ancor più verve allo scontro, One Piece è così e non si è mai nascosto, e questa volontà di Oda è sempre stata un suo punto forte e per forza non puó essere venuta meno.
http://forums.arlongpark.net/showthread.php?t=42229
P.s.: Quando ti consigliai Vagabond e Lone Wolf & Cub, lo feci non perchè fosse meglio o peggio di un altro ma perchè pensavo ti piacessero e sarebbero stati per te, abituato a One Piece, una lettura nuova, diversa, perchè questi manga non sono vittima di nulla e nessuno, mangaka compreso, son si studiati ma risultano puri e assoluti dall' inizio alla fine, perchè in fin dei conti non sono "manga".
Prendendo in prestito quanto sostenuto da Tomáš in precedenza, sul quale condivido, colgo l' occasione per dire che questi due sono un esempio di manga coerenti.
Edited by Lone Wolf & Kabukimono - 3/9/2016, 20:42. -
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Quando avrò connessione stabile tornerò a parlare della questione piacevole. Fino ad allora col telefono diventa tutto riduttivo e mi esprimo molto poco bene perché annoiato dal mezzo di scrittura. Ora brevemente kabu, vagabond è un seinen con tutto ciò questo comporta. Oda ha scelto uno shonen secondo me proprio per poter fare i suoi comodi in termini di scelte stilistiche e narrative, ergo è stato un gran bel volpone. Vagabond è quanto di più assoluto si possa leggere stando alla mia ottica di vita , molto più di un in fin dei conti "basilare" one pièce . -
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Quando Inoue ha fatto shonen è stato comunque molto coerente (pur mantenendo vendite altissime per uno spokon). . -
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Ma in quanto a coerenza ribadisco one pièce non ha problemi di sorta. Vorrei capire perché si parla di coerenza sinceramente. Di difficile comprensione in op vedo solo la faccenda haki ( che poi sinceramente io riesco a spiegarmi abbastanza bene ) . Poi torno a dire che op è un'opera da 838 capitoli ed ancora lontana dal finire. Di manga che offrono la varietà artistica di op in termini di descrizione di condizioni socio politiche ed estetiche di luoghi nonché di costumi sinceramente non ne conosco. . -
Lone Wolf & Kabukimono.
User deleted
Quando avrò connessione stabile tornerò a parlare della questione piacevole. Fino ad allora col telefono diventa tutto riduttivo e mi esprimo molto poco bene perché annoiato dal mezzo di scrittura. Ora brevemente kabu, vagabond è un seinen con tutto ciò questo comporta. Oda ha scelto uno shonen secondo me proprio per poter fare i suoi comodi in termini di scelte stilistiche e narrative, ergo è stato un gran bel volpone. Vagabond è quanto di più assoluto si possa leggere stando alla mia ottica di vita , molto più di un in fin dei conti "basilare" one pièce
Uff, era solo un post scriptum
Che poi quello che ha detto Tomáš su Inoue è vero.
Shonen e seinen è di base un' etichettata solo poi si possono fare differenze.
Comunque non mi sono opposto al tuo post, anzi, solo che mi sembra che hai dato un tono da manga "eletto" a One Piece e a Oda di mangaka al di sopra di tutto che non condivido in questi termini, ma quelli che ho espresso.. -
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Nono impressione che non corrisponde agli intenti. In sostanza ho semplicemente esaltato il ruolo a mio avviso fondamentale del fin di trama come motore degli eventi almeno nelle opere che presuppongono il raggiungimento di un obiettivo. Per quanto io ammiri oda sono propenso a credere che ogni mangaka sia eccezionale in qualcosa. Semplicemente oda mi stupisce più degli altri. Ma quello è un discorso differente .